Storia

Archeologia mineraria nei dintorni di Villacidro

Villacidro, in Sardegna, si trova all'interno di una zona metallifera fin dall'antichità ampiamente sfruttata dall'uomo, il territorio del Sulcis Iglesiente, in cui l'attività estrattiva è stata per secoli l'unica risorsa lavorativa. Ne sono una prova i reperti archeologici ritrovati in seguito a scavi che hanno fatto riemergere gallerie e impianti, alcuni dei quali ancora in uso, altri dismessi, ma visitabili dall'esterno, come gli edifici che un tempo ospitavano le attività collaterali all'estrazione, alloggi del personale e uffici, e che oggi rendono la Sardegna il primo parco geominerario al mondo, riconosciuto dall'Unesco.

E proprio nel Sulcis Iglesiente si concentra l'area più estesa delle attività minerarie, che venivano praticate già dai Fenici, dai Romani e successivamente anche dai Pisani e dagli Spagnoli. Ma fu nell'Ottocento, grazie ai Savoia, che le miniere dell'Iglesias divennero le capitali minerarie sarde. L'attività mineraria raggiunse l'apice durante il Fascismo, anche grazie all'apertura della miniera carbonifera di Serbariu (oggi riconvertita e fruibile turisticamente) e alla fondazione della città di Carbonia, sede del "Museo del Carbone".

Simbolo di questa storia produttiva, è anche la fonderia di Villacidro, la cui nascita risale al 1740, quando fu stipulato un contratto trentennale tra l'intendente Generale del Re Carlo Emanuele III di Savoia e il nobile console svedese Carlo Gustavo Mandell, a cui il Re concedeva lo sfruttamento delle miniere sarde. Nonostante la presenza della fonderia, dalla seconda metà dell'Ottocento fino alla prima metà del Novecento, Villacidro rimase un paese con un'economia a prevalente vocazione agricola. Tra il 1860 e il 1863 Salvatore Melis riattivò la fonderia settecentesca per fondere le scorie di materiale argentifero che si erano depositate sul terreno nel corso di oltre cento anni.

Oggi, a differenza di altre realtà del Sulcis Iglesiante, tra cui Montevecchio e Monte Pisano, non rimane più nulla dell'antica fonderia e le testimonianze della sua presenza sono le piccole pietre nere e pesanti che costituiscono i resti delle scorie di fusione di quell'antica attività.

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